Project Description

“La favola di Natale”

20
gennaio
2024
ore 11.00 e ore 17.00
MUSEO DIOCESANO via Gasparo da Salò, 13
Partecipazione Gratuita


La storia

La favola di Natale è un’opera letteraria scritta da Giovannino Guareschi (autore del celebre “Don Camillo”) nel dicembre 1944 durante il periodo della sua prigionia a Sandbostel e venne raccontata per la prima volta la sera della Vigilia di Natale dello stesso anno nella sua baracca.

Si tratta di un testo scritto per essere recitato, illustrato dall’autore stesso e musicato dall’amico e compagno di prigionia Arturo Coppola.

La favola, con valenza autobiografica, narra di un bambino di nome Albertino (il figlio dell’autore), della sua nonnina, del suo cagnolino Flick, di una lucciola e del loro incredibile onirico viaggio verso il campo di concentramento in cui si trova il padre. Durante il viaggio, essi incontrano funghi parlanti, cornacchie canterine, oggetti animati, angeli e tante altre stranissime creature.

Nella premessa della favola Guareschi indica come proprie muse ispiratrici: Freddo, Fame e Nostalgia e racconta che Arturo Coppola diresse l’orchestra e il coro degli internati la sera di Natale del 1944.

Ricorda l’autore in un’intervista rilasciata dopo la guerra: «Per l’umidità i violini si scollavano, perdevano il manico e le voci faticavano a uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo». Eppure la fiaba di Albertino restituì un sorriso ai prigionieri:

Questa favola è nata in un campo di concentramento del Nord-ovest germanico, nel dicembre del 1944, e le Muse che l’ispirarono si chiamavano Freddo, Fame e Nostalgia. Questa favola io la scrissi rannicchiato in un “castello” biposto, e sopra la mia testa c’era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e infreddoliti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d’Angora. […] Ma la sera della Vigilia, nella squallida baracca del “Teatro”, zeppa di gente malinconica, io lessi le favole e l’orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il “rumorista” diede vita ai passaggi più movimentati. […] Io vi racconterò una favola e voi la racconterete al vento di questa sera, e il vento la racconterà ai vostri bambini. E anche alle mamme e alle nonne dei vostri bambini, perché è la nostra favola: la favola malinconica d’ognuno di noi. Io, la sera della Vigilia del ’44, conclusi con queste parole la premessa: ma il vento avrà sentito? O, se ha sentito, sarà riuscito poi a superare i baluardi della censura? O, lungo la strada, avrà perso qualche periodo? Ci si può fidare del vento in un affare così delicato?

Un’autentica parabola sull’amore, sulla famiglia e sull’importanza dei valori: il viaggio onirico di Albertino, che colpisce anche per i caratteri fiabeschi e per le trovate poetiche, è un manifesto all’amore non solo in tempo di guerra, ma anche in tempo di pace.

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